Il teatro totale futurista
Il teatro totale futurista, 15 gennaio 1933
Il palcoscenico fisso o girante dei teatri contemporanei è più o meno simile al teatrino dei bambini. Adatto alle marionette più che agli attori vivi, evoca sempre il caminetto istoriato dei castelli medioevali o semplicemente la gabbia dei merli, imprigionati dal fondale e dalle quinte e illusoriamente liberi dalla parte anteriore.
Noi futuristi abbiamo quindi ideato un teatro TOTALE con relativa architettura originalissima.
Vi sono stati molti tentativi ma troppo moderati ed insufficienti per correggere la monotonia della scena unica e della azione unica. Occorre coraggiosamente liberare lo spettatore dalla sua immobilità servile e sottomessa e metterlo in movimento.
Da ventitre anni noi propagandiamo la legge di simultaneità nell’arte teatrale che condanna il concetto di scena unica e stabilisce che ogni episodio della vita ha infiniti altri episodi contemporanei contrastanti o favorevoli e adatti sempre ad arricchirlo di significato e drammaticità.
Noi facciamo circolare gli spettatori intorno a molti palcoscenici tondi su cui si svolgono simultaneamente azioni diverse con una vasta graduatoria di intensità con una perfetta organizzazione collaborante di cinematografia – radiofonia – telefono – luce elettrica – luce neon – aeropittura – aeropoesia – tattilismo – umorismo e profumo.
ARCHITETTURA E MECCANISMO DEL TEATRO TOTALE.
(sintetico polisensazionale simultaneo poliscenico aeropittorico aeropoetico cinematografico radiofonico olfattivo tattile rumorista).
II teatro costruito con le sue masse ascensionali secondo i principi del grande futurista Sant’Elia padre della nuova architettura, è rotondo con un diametro di 200 m. Una ribalta alta due metri e larga 10 m. corre circolarmente a distanza di 5 m. dalle pareti interne che un poco curve offrono numerosissimi e movimentati schermi alle proiezioni cinematografiche e alle proiezioni di aeropittura, di aero-poesia e alla televisione.
Sotto la ribalta circolare si apre un fossato che forma un grande anello d’acqua circoscrivente la vera platea (mare o fiume, cascate, tuffi, regate, suicidi, effetti di vita sottomarina moltiplicazione dei riflessi).
Il centro della platea contiene undici palcoscenici rotondi e senza quinte alti due metri intorno ai quali ogni spettatore nella Sua poltrona-tavolo girevole si muove seguendo con successione veloce le diverse azioni dei diversi palcoscenici intercomunicanti sotterranéamente.
Nel camminatoio largo 8 m. che corre lungo al fossato intorno agli undici palcoscenici gli spettatori possono a gruppi o separati svolgere capricciose avventure di viaggio partecipando alle azioni nautiche del fossato o scomparendo con appositi ascensori nei sotterranei luminosi dei rinfreschi e dei rifocillanti.
Gli spettatori dopo avere agito cosi da attori recitando anch’essi con le velocità dei loro radio-telefono a guisa di truppe in ordine sparso possono riprendere ognuno la loro poltrona-tavolo girevole su cui corre a portata di mano il veloce nastro tattile delle sensazioni inaspettate corretto o accentuato da un profumatolo a tastiera i cui odori sono ogni volta cancellati da speciali aspiratori.
Lo spettatore gode per esempio una fantastica baldoria di studenti a sei metri, l’idilliaca grazia di molti baci sotto il pezziame buio a destra, una rissa furibonda di coniugi gelosi a 50 m., un salvataggio di suicida cocciuto a 10 m. sotto di sé, l’aeropittura di una battaglia aerea di Enrico Prampolini sull’alta parete davanti mentre l’uragano di colori di una festa di Depero lo costringe a voltarsi già tutto invaso della triangolazione di un corteo di squadristi di Tato sopraveniente nello schermo di sinistra. Le orchestre e i cori invisibili fiatano ogni tanto con musica sintetica fuori dal suolo. Opportuni silenzi di sette otto secondi permettono il necessario riordinarsi della fantasia agitata dello spettatore.
Il crescendo emozionante dei diversi spettacoli culmina nel grande palcoscenico centrale su cui a picco alla altezza di 100 m. lo zenit della cupola celestiale del teatro meccanizza nelle sue orbite metalliche il movimento drammatizzato di un sole, di una luna, delle costellazioni, degli aeroplani con relativi fumi colorati.
Cosi il globo rosso enorme di un magnifico sole all’aurora investe per esempio coi suoi raggi gli spettatori, poi se necessario diventa sole tramontante vermiglio e un po’ gelato da un nascente chiaro di luna artificiale, mescolandosi alle prospettive di una popolosa strada di città americana trasmessa televisionisticamente. Il verismo in primo piano di un film di caccia grossa con relativi colpi di fuoco viene corretto dalla astrazione pura di una aeropittura di Balla, Benedetta, Dottori o di Fillia, proiettata. Lo spettatore ne gode immerso in adatte o contrastanti atmosfere luminose.
La unità che domina le azioni simultanee nei diversi palcoscenici degli schermi e delle orbite celesti è rotta dall’intervento creativo improvvisato degli spettatori e tal volta dall’interruzione del sistema di comunicazione fra palcoscenici ottenendo cosi nuovi effetti tragici o umoristici nel dramma generale aeropittorico e nel dramma terrestre marino fluviale lacustre.
Il teatro Totale può cosi sintetizzare tutte le forze del futurismo mondiale, dalle tipiche creazioni di dinamismo plastico che danno oggi alla Mostra della Rivoluzione un tipico carattere futurista alla turbinosa vita dei grandi centri americani, dalle belle aeropitture e aeropoesie lanciate in questi giorni nel forte policromo e sorprendente giornale « Futurismo » di Mino Somenzi alla divertente esplosione del futurista spettatore.
Il passato non esiste la noia millenaria è vinta, viva il teatro Totale.
F.T. Marinetti, Il teatro totale futurista, Futurismo, a. II, n.19, 15 gennaio 1933 – XI