Cominetti Giuseppe
Nato a Salasco Vercellese il 28 ott. 1882 da Antonio e da Maria Carignano, ricevette la prima educazione artistica a Torino, ove, negli ultimi anni dell’Ottocento, seguì i corsi tenuti dal Milani all’Accademia di belle arti e dove nel 1902 ebbe la possibilità di visitare l’Esposizione internazionale delle arti decorative ed industriali moderne e l’Esposizione quadriennale di pittura.
Trasferitosi con la famiglia a Genova intorno al 1902, frequentò l’ambiente artistico locale e acquisì da autodidatta la sua formazione pittorica. A Genova si avvicinò a P. Nomellini, che proponeva in quegli anni una pittura legata al post-impressionismo francese.
Nel 1903 il C. applicò in modo sistematico, seppur non rigorosamente scientifico, il divisionismo alle quattro tele che compongono il Polittico delle Ore (collocazione ignota, riprodotto da E. Crispolti in L’Arte moderna [Fratelli Fabbri editori], VIII, Milano 1967, pp. 26 s.), rivelando un attento e meditato studio sulle opere che Gaetano Previati (proprio in quegli anni tenace assertore delle teorie divisioniste in Liguria) aveva dipinto in epoca immediatamente precedente (La danza delle Ore, 1898; colloc. ignota). Appare costante in seguito nei cataloghi delle esposizioni, la presenza delle opere del C. alla Promotrice di belle arti di Genova.
Egli esordì infatti nel 1903 con un ritratto del fratello Gian Maria (1888-1961) intitolato Jacopo Ortis (coll. privata, Dusino San Michele, prov. di Asti), che rivela l’influsso dei miti simbolisti e decadenti allora assai diffusi in Europa e, al tempo stesso, dà inizio ad una interessante serie di ritratti che approfondiscono l’indagine psicologica fino a raggiungere un notevole grado di intensità espressiva: Autoritratto, 1904; Ritratto della madre, 1904; Ritratto del pittore Eugenio Olivari, 1905(tutti in coll. privata, Dusino San Michele), Ritratto di adolescente, 1907 (Gall. naz. d’arte moderna, Roma).
Risale a questo periodo la presenza del C. nella palazzina situata in via Moncaldo, n. 35, che lo scultore P. Capurro aveva messo a disposizione di numerosi artisti genovesi (tra gli altri, i pittori Armando Barabino, Paolo de Gaufridy, Eugenio Olivari, Edoardo Zuffo), perché vi installassero i loro studi. Del sodalizio e della collaborazione nata fra il C. e gli altri artisti di via Montaldo resta il documento della costituzione nel 1905 del “Gruppo artistico dei nove” che si proponeva un rinnovamento delle arti e una tutela corporativa a difesa della attività artistica.
Nel 1906 il C. partecipò alla esposizione della Promotrice con alcuni dipinti, ad olio: Vecchio torchio, Mulino, Rimasti nudi, Chopin, Camminatore instancabile, Cristo, tutte opere disperse.
Il 1906 segnò anche la presenza del C. a Milano, in occasione dell’Esposizione nazionale inauguratasi per l’apertura del valico del Sempione: egli infatti partecipò alla mostra con un dipinto, Il principe Onorato Gemmary (coll. privata, Dusino San Michele). A seguito dell’esperienza milanese, che gli fruttò la conoscenza diretta ed immediata delle opere di Constantin Meunier, cui era dedicata una sala all’Esposizione, aderì anch’egli, seppure per breve tempo, alla tematica sociale; nel 1906 dipinse infatti Le forgeron (coll. privata, Alessandria) e nel 1907 I conquistatori del Sole (coll. privata, Dusino San Michele), raffigurazione di grande impegno esaltante il lavoro dell’uomo in chiave epico-simbolica.
La mostra tenutasi alla Promotrice genovese nel 1907 segnò un momento decisivo nell’attività pittorica del C.; infatti egli vi espose opere di grande rilievo (Vénération du Christ, coll. privata, Alessandria, e i citati Conquistatori del Sole)che gli valsero l’invito a partecipare a Parigi al Salon d’Automne del 1909, nella sezione appositamente creata per i pittori italiani.
Strettamente connessa con l’esposizione genovese nel 1907 fu la pubblicazione a Genova, presso l’editore Caimo, dell’album La vita è un momento che va: fermarlo è l’impegno, che presentava litografie di influsso simbolista ad illustrazione dei versi del fratello Gian Maria e segnò l’inizio di una attività litografica ed editoriale svolta con la collaborazione di quest’ultimo per la parte poetica e letteraria. Risale allo stesso anno la pubblicazione di Purificazione, canto tragico di Gian Maria, illustrato dal C., presso la Società Rinascenza Latina editrice di Genova.
Attratto dal clima parigino, il C. nel 1909 decise di stabilire a Montparnasse il suo studio che trasferì poi, nel giro di pochi mesi, a Montmartre, in rue Ravignan, a pochi passi dal Bateau-Lavoir: al Salon di quell’anno seguirono altre esposizioni cui egli partecipò, fra le quali quella del Salon des Indépendants nel 1912, e una personale alla Galerie d’art contemporain nel 1914.
Nel 1909 avvenne anche l’incontro a Parigi del C. con Marinetti e l’adesione del pittore al primo manifesto futurista che fu pubblicato il 10 febbraio di quell’anno sulle pagine del Figaro. Ma la partecipazione del C. al gruppo futurista (con il quale aveva fatto da tramite l’amico Gino Severini) non fu mai tale da condizionare e influenzare totalmente la sua attività pittorica. Infatti il Manifesto della pittura futurista, uscito l’11 febbr. 1910, non recava già più la sua firma.
La sua ricerca dinamica, di matrice futurista, si esplica soprattutto in opere con scene di danza: Can-Can, 1911 (Gall. naz. d’arte mod., Roma); La grande farandole, 1911 (coll. privata, Genova); Tango, 1914(coll. privata, Dusino San Michele); Danza del ventre, 1914 (coll. privata, ibid.); Danse endiablée, 1914 (coll. privata, Alessandria); esse ricorrono spesso nell’arco della sua produzione pittorica e manifestano ancora influssi di derivazione simbolista.
Per quanto riguarda i nessi col futurismo, sono significative anche le tele dedicate alle attività sportive: Rugby, 1914circa (coll. privata, Dusino San Michele); Boxe, 1914circa (coll. privata, ibid.); Podisti al traguardo, 1916 circa (coll. Shell Italiana, Genova); Gare ippiche, 1925(Gall. com. d’arte moderna, Genova Nervi).
Risentono infine dell’influsso futurista i numerosi disegni di guerra che nacquero dall’esperienza bellica che il C. visse drammaticamente prima sul fronte francese, poi su quello italiano. Il 1914 segnò la collaborazione del C. alla rivista Montjoie!, fondata l’anno precedente da Ricciotto Canudo con J. Reboul e G. Boissy, che raccoglieva artisti di rilievo (Rodin, Matisse, Bakst, Larionov, Archipenko, Dufy, Chagall, Blaise Cendrars, e altri), nell’intento di mediare la cultura figurativa e letteraria tradizionale con le avanguardie che andavano configurandosi in quegli anni a Parigi (cubismo, futurismo, raggismo). Infatti nell’ultimo numero del giugno 1914, che fu dedicato alla danza contemporanea, apparve la riproduzione di una delle opere più significative del C., La grande farandole; egli aveva già esposto nel gennaio di quell’anno alcune sue maquettes per Les fêtes galantes di Verlaine alla galleria “Gil Blas”, in occasione di uno degli incontri organizzati per gli Amis de Montjoie.
Nel 1914 il C. fu impegnato anche in una intensa attività di scenografo che si sarebbe protratta con notevole successo negli anni seguenti: durante tale anno a Parigi collaborò ad allestimenti scenici per il Théâtre Impérial e per il Théâtre Réjane.
Lo scoppio della guerra provocò un momento di stasi nell’attività artistica del C.; dopo il suo ritorno a Parigi, sentendosi ormai estraneo all’ambiente artistico del dopoguerra, compì frequenti viaggi in Italia, dove si stabilì infine, aprendo un nuovo studio a Roma in via Flaminia. Intorno al 1920 la ricerca di nuovi mezzi di espressione fu alla base dell’attività di scultore e di ceramografo che il C. svolse in ambiente ligure (Genova ed Albisola) e di quella editoriale, nell’ambito della quale, in collaborazione col fratello Gian Maria, realizzò la pubblicazione di Le Novità, rivista di carattere letterario-artistico edita a Roma.
A questo periodo risale anche la creazione dei mobili che arredarono lo studio dei Cominetti, prima a Genova, poi a Parigi, frutto della collaborazione tra il fratello Gian Maria Giuseppe e l’amico artista Manlio Trucco, originale creatore di mobili e ceramiche. Tali mobili sono caratterizzati da linee stilizzate e sobrie, non, estranee allo stile déco che in quegli anni andava affermandosi. Sia alla scrivania che agli sgabelli e alle poltroncine in legno sono applicate decorazioni policrome in stucco, opera del C., accompagnate da massime moralistiche. La solidità strutturale dei mobili contrasta con la vivacità delle raffigurazioni fra le quali spiccano fiori (la rosa), uccelli (il pavone), rettili, insetti (le api), fiamme guizzanti, allusive a significati simbolici e riecheggianti alcuni aspetti dell’art déco.
Dal 1922 al 1926 il C. fu assiduo collaboratore del teatro Argentina di Roma per gli allestimenti scenici di numerosi spettacoli ed il suo nome fu legato a quello della Compagnia drammatica dello spettacolo d’arte, diretta da Lamberto Picasso; nel 1922 realizzò le scene di Ciottolino di Gioacchino Forzano per il Teatro dei piccoli di Vittorio Podrecca a Roma; nel 1925 eseguì a Parigi gli allestimenti per la tragedia mimata Tour de cartes del fratello Gian Maria, realizzata nell’ambito delle manifestazioni dell’Exposition des arts décoratifs et industriels.
Infine nel 1926 la collaborazione tra il poeta Luigi Amaro, l’attore Lamberto Picasso, il fratello Gian Maria come regista e il C. in veste di scenografo diede, vita alla rappresentazione all’aperto, sulla spiaggia di Chiavari, dell’Alceo, favola piscatoria cinquecentesca di A. Ongaro.
Il 1926 segnò anche una nuova esposizione personale del C. alla Galerie d’art contemporain di Parigi che costituì un tentativo di reinserimento nell’ambiente culturale francese. Nella prefazione al catalogo il C. viene definito “pittore polifonista” da H. van Offel a causa della sua inconfondibile tecnica pittorica caratterizzata da un divisionismo non del tutto rigoroso, i cui colori complementari spiccano per eccezionale luminosità ed intensità cromatica, e da pennellate lunghe e sfrangiate, vibranti nel fitto intreccio con cui sono fuse sulla tela. Ancora nel 1926 il C. espose, dietro invito, al Salon des Tuileries di Parigi; nel 1927 gli fu dedicata una mostra a Roma nelle sale del ridotto del teatro Quirino e nel 1928 fu tenuta una sua personale al Circolo della stampa di Genova.
In questi ultimi anni della sua attività pittorica, il C. abbandonò totalmente le ricerche che lo avevano avvicinato al futurismo e scelse invece per le sue opere soggetti naturalistici: paesaggi e scene di vita agreste, quali Alberi, 1915(Coll. privata, Genova); Contadini con ceste, 1918 (coll. privata, ibid.); La raccolta dei pomi, 1924 (coll. privata, ibid.); Vendange, 1925 (coll. privata, Dusino San Michele); Marina, Sestri Levante, 1925 (Gall. com. d’arte moderna, Genova Nervi).
Nel 1929, all’inaugurazione di una mostra di disegni di guerra del C. nelle sale del ridotto del teatro Quirino a Roma, Marinetti, che era memore dell’antica amicizia, tenne una conferenza in onore del pittore, esaltando il tumulto dinamico delle sue opere, ma ignorandone il significato profondamente drammatico.
Il C. non fu presente a tale inaugurazione: nello stesso anno fu colpito da parziale paralisi che ne causò la morte, avvenuta a Roma il 21 apr. 1930.
(English)
Giuseppe Cominetti (Salasco, Province of Vercelli, 1882 – Rome, 1930) was an Italian painter. His brother Gian Maria Cominetti (1884-1961) was a notable writer and screenwriter. He studied till 1898 in the Lyceum Massimo D’Azeglio in Turin. He received his first training was at the Albertina Academy of Turin, but moved in 1902 to Genoa where he came into contact with Plinio Nomellini and the work of Theophile-Alexandre Steinlen. He was part of the Grupo dei Nove and in 1907, he exhibited I conquistatori del sole at the Promotrice of Genoa. This painting was also displayed in 1909 at the Salon d’Automne of Paris. At this time, he moved and frequented the artistic circles of the Montparnasse and Montmartre neighborhoods in Paris.
His paintings blended symbolist subjects and divisionist styles. From 1903 to 1912, he participated at the Promotrice of Genoa. In 1909, he moved to Paris, and exhibited at the Salon d’Automne and he cosigned Marinetti’s Futurist Manifesto. His painting was influenced later by Fauvism and Futurism. He was influenced by the Scapigliatura painter Gaetano Previati. In 1908, he painted Matrimonio; in 1910, Lussuria’; in 1913, Strada a Montmartre; in 1914, Tango; and in 1919, L’Electricité. During the first World War, which he had ardently supported the entry of Italy, he worked as a correspondent.