Dopo il Verso Libero
Dopo il Verso Libero le Parole in Libertà, 15 novembre 1913
Per quanto le parole “forma” e “contenuto” siano distinzioni scolastiche e superficiali che esprimono la stessa cosa in materia d’arte, io devo servirmene ancora per chiarire il mio pensiero. Quando noi futuristi parliamo d’immaginazione senza fili di lirismo essenziale e sintetico, alludiamo al contenuto intimo del nostro lirismo, mentre quando parliamo di verso libero e di parole in libertà alludiamo piuttosto alla forma esteriore di questo lirismo.
Sotto quest’ultimo punto di vista, la questione importante che deve agitare oggi tutti i poeti creatori si riassume nella morte fatale del verso libero e nella nascita altrettanto fatale delle parole in libertà.
Ecco dunque alcune spiegazioni e alcune aggiunte al mio Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 Maggio 1912) e a quello sull’Immaginazione senza fili e le parole in libertà (11 maggio 1913).
MORTE DEL VERSO LIBERO
Il verso libero, dopo avere avuto mille ragioni d’esistere, è ormai destinato a essere sostituito dalle parole in libertà.
L’evoluzione della poesia e della sensibilità umana ci ha rivelati i due irrimediabili difetti del verso libero:
- Il verso libero spinge fatalmente il poeta a cercare facili effetti di sonorità, giochi di specchi previsti, cadenze montone, assurdi rintocchi di campana e inevitabili risposte di echi esterni o interni.
- Il verso libero canalizza artificialmente la corrente della emozione lirica fra le muraglie della sintassi e le chiuse grammaticali. La libera ispirazione intuitiva che si rivolge direttamente all’intuizione del lettore ideale si trova così imprigionata e distribuita come un’acqua potabile per l’alimentazione di tutte le intelligenze restie e meticolose. Quando parlo di distruggere i canali della sintassi non sono né categorico, né sistematico. Nelle parole in libertà del mio lirismo scatenato si troveranno qua e là delle tracce di sintassi regolare e anche di veri periodi logici. Questa disuguaglianza nella concisione e nella libertà è inevitabile e naturale. La poesia, non essendo, in realtà, che una vita superiore, più raccolta e più intensa di quella che viviamo ogni giorno, – è come questa composta di elementi ultravivi e di elementi agonizzanti. Non bisogna dunque preoccuparsi troppo di questi ultimi. Ma si devono evitare a ogni costo la rettorica e i luoghi comuni espressi telegraficamente.
MORTE DELL’IO LETTERARIO – MATERIA E VITA MOLECOLARE
Il mio manifesto tecnico combatteva l’ossessione dell’io, che i poeti hanno descritto, cantato, analizzato e vomitato con cura fino ad oggi. Per sbarazzarsi di questo io ossessionante, bisogna abbandonare l’abitudine di umanizzare la natura attribuendo passioni e preoccupazioni umane agli animali, alle piante, alle acque, alle pietre e alle nuvole. Si deve esprimere invece l’infinitamente piccolo che ci circonda, l’impercettibile, l’invisibile, l’agitazione degli atomi, il movimento Browniano, tutte le ipotesi appassionate e tutti i dominii esplorati dall’ultra-microscopia. Mi spiego: non già come documento scientifico, ma come elemento intuitivo, io voglio introdurre nella poesia l’infinita vita molecolare, che deve mescolarsi, nell’opera d’arte, cogli spettacoli e i drammi dell’infinitamente grande, poiché questa fusione costituisce la sintesi integrale della vita.
Per aiutare in qualche modo l’intuizione del mio lettore ideale, io impiego di solito il carattere corsivo per quelle mie parole in libertà che esprimono l’infinitamente piccolo e la vita molecolare.
AGGETTIVO SEMAFORICO – AGGETTIVO-FARO – AGGETTIVO-ATMOSFERA.
Noi tendiamo a sopprimere ovunque l’aggettivo qualificativo, poiché presuppone un arresto nella intuizione, una definizione troppo minuta del sostantivo. Tutto ciò non è categorico. Si tratta di una tendenza. Ciò che è necessario è il servirsi dell’aggettivo il meno possibile e in modo assolutamente diverso da quello usato fino ad oggi. Bisogna considerare gli aggettivi come segnali ferroviari o semaforici dello stile, che servano a regolare lo slancio, i rallentamenti e gli arresti della corsa delle analogie. Si potranno così accumulare anche 20 di questi aggettivi semaforici tra parentesi.
Io chiamo aggettivo semaforico, o aggettivo-faro, o aggettivo-atmosfera l’aggettivo separato dal sostantivo, isolato anzi in una parentesi e diventato così una specie di sostantivo assoluto, più vasto e più potente di quello propriamente detto.
L’aggettivo semaforico o aggettivo-faro, sospeso in alto nella gabbia invetriata della parentesi, lancia lontano, tutt’intorno, la sua luce girante.
Il profilo di questo aggettivo si sfrangia, dilaga intorno, illuminando, impregnando e avviluppando tutta una zona di parole in libertà.
Se, per esempio, in una agglomerazione di parole in libertà che descrive un viaggio in mare, io pongo i seguenti aggettivi semaforici tra parentesi:(calmo azzurro metodico abitudinario) non soltanto il mare è calmo azzurro metodico abitudinario, ma la nave, le sue macchine, i passeggieri, quello che io faccio e il mio stesso spirito sono calmi azzurri metodici abitudinari.
RIVOLUZIONE TIPOGRAFICA
La rivoluzione tipografica da me iniziata è diretta contro la bestiale e nauseante concezione del libro di versi passatista e dannunziana, e specialmente contro la così detta armonia tipografica della pagina, contraria al flusso e al riflusso, ai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella pagina. Noi useremo in una medesima pagina, tre o quattro colori diversi d’inchiostro, e anche 20 caratteri tipografici diversi. Per esempio: corsivo per una serie di sensazioni simili e veloci, grassetto tondo per le onomatopee violente ecc. Con questa rivoluzione tipografica e varietà multicolore di caratteri io mi propongo di raddoppiare la forza espressiva delle parole.
Combatto in questo l’estetica decorativa e preziosa di Mallarmé e le sue ricerche della parola rara, dell’aggettivo unico, insostituibile, elegante, suggestivo, squisito. Non voglio suggerire un’idea o una sensazione con delle grazie o delle leziosaggini passatiste: voglio anzi afferrarle brutalmente e scagliarle in pieno petto al lettore.
Combatto inoltre l’ideale statico di Mallarmé, con questa rivoluzione tipografica che mi permette d’imprimere alle parole (già libere dinamiche e siluranti) tutte le velocità, quelle degli astri, delle nuvole, degli aeroplani, dei treni, delle onde, degli esplosivi, dei globuli della schiuma marina, delle molecole e degli atomi. Realizzo così il 4° principio del mio Primo Manifesto del Futurismo (20 febbraio 1909): “Noi affermiamo che la bellezza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”.
LIRISMO MULTILINEO
Ho inoltre ideato il lirismo multilineo, col quale riesco ad ottenere quella simultaneità lirica che ossessiona anche i pittori futuristi, lirismo multilineo, mediante il quale io sono convinto di ottenere le più complicate simultaneità liriche.
Il poeta lancerà su parecchie linee parallele, parecchie catene di colori, suoni, odori, rumori, pesi, spessori, analogie. Una di queste linee potrà essere per esempio pittorica, l’altra musicale, l’altra odorosa ecc.
Supponiamo che la catena delle sensazioni e analogie pittoriche domini sulle altre sensazioni e analogie: essa verrà in questo caso stampata in un carattere più grosso di quelli della seconda e della terza linea (contenenti l’una, per esempio, la catena delle sensazioni e analogie musicali, l’altra la catena delle sensazioni e analogie odorose odorose).
Data una pagina contenente molti fasci di sensazioni e analogie, ognuno dei quali sia composto di 3 o 4 linee, la catena delle sensazioni e analogie pittoriche, (stampata in un carattere grosso) formerà la prima linea del primo fascio e continuerà, (sempre nello stesso carattere) nella prima linea di ognuno degli altri fasci.
La catena delle sensazioni e delle analogie musicali (2a linea), meno importante della catena delle sensazioni e analogie pittoriche (1a linea), ma più importante di quella delle sensazioni analogie odorose (3a linea) sarà stampata in un carattere meno grosso di quello della prima linea e più grosso di quello della terza.
Esempio (dalla descrizione di un ponte fatto dai Bulgari e distrutto dai Turchi sotto il fuoco):
TRITURATO ROSSO ROSSO STRIATO SUSSULTANTE ETERNO
urrrrrrraaaaah urrrrrraaaah
vincere vincere gioia gioia vendetta massacrare continuare
tatatatatatatatatatatatatatata
FINE DISPERAZIONE PERDUTO NIENTE-DA-FARE INUTILE
immergersi freschezza dilatarsi aprirsi ammollirsi dilatarsi
plum plamplam pluff pluff frrrrr
sterco-di-cavallo orina bidet ammoniaca odore-tipografico
SOLE A RIPETIZIONE 20.000 proiettili al minuto
urrrrrrraaaaaaaaaa
gioia gioia gioia gioia ancora ancora vendetta
tatatatatatatatatatatatata
RICOMINCIARE INUTILE INUTILE NON C’E’ MEZZO
vuoi nuotare fibra di 2 millimetri
pluff plaff plaff gottgott gluglu
ammoniaca odor-di-donna-matura ascelle tuberosa cadavere
Tutte queste importantissime scoperte decisive non sembreranno nuove a quel branco di critici provinciali, rimpinzati di cultura nordica, che ammirano sistematicamente ciò che viene dal nostro passato o dall’estero e negano con gioia il genio creatore che esplode sotto il loro naso in Italia.
Prudenza e ignoranza di struzzi in una rivoluzione. Questi critici si affretteranno ad attribuire parole in libertà, aggettivo-faro, lirismo multilineo a Mallarmé, a Verlaine o fors’anche a Dante-Alighieri pur di negarne l’invenzione ai futuristi italiani.
Sappiano una buona volta questi super-imbecilli denigratori che la razza italiana d’oggi è una razza di artisti novatori. Se per ora genio e creazione scaturiscono soltanto dal gruppo futurista, ciò è dovuto al fattoche abbiamo creato intorno a noi con un intreccio dinamico di violenza e di eroismo una insormontabile barriera contro la loro epidemica imbecillità.
Già da molto tempo le loro viscide lingue avrebbero stancati i nostri piedi distratti, se il nostro giornale si chiamasse Lacerben ( Halbmonatsschrift fur Kultur und die Kunse ) e se noi ci chiamassimo: Buzzinsky; Folgorinescu; Carratzaski; Jean Papin, So-Fi-Kio, Boccionoff, Francois B. Pratellin, Maza-bey, Govonynden, Roussoleaux, Palatzesky, Ballah-ben-Room, Severinson, Don Francisco Cangiulleiros, Arturo d’Albaceras, Dynamas Correnterbury, Liberus d’Hautmer, Mancelle-Frontin, Van den Kavacchiolberg, Efféten von Mahawrynettkens – E direbbero:”Perché non si traducono e non si fanno conoscere questi genii stranieri? Povero paese nostro! Voglio andare a studiare due anni in Germania”.
F.T.Marinetti, Dopo il Verso Libero le Parole in Libertà, 15 novembre 1913