Dall’onomatopea all’onomalingua
Salvatore Colazzo, Dall’onomatopea all’onomalingua. Un caso fortunato: Depero, marzo 2009
Le parole e le cose: qual problematico rapporto! Le parole sempre esposte al logorio dei significati; le cose mute nella loro impassibilità. Rabelais, di fronte all’ambiguità dei significati che rendono sfocata la comprensione della realtà, ebbe la trovata di immaginare che le parole finissero per congelarsi, pendendo attaccate al cielo senza emettere più alcun suono. Il circuito tra suono e senso si interrompe ed il mondo diventa incapace di interazioni con l’universo linguistico, il quale, a sua volta, nella sua scheletrica fissità, è impossibilitato a qualsiasi moto a luogo.
Ciò per dire che l’uomo, specie quello occidentale, la cui esperienza di pensiero inizia nell’antica Grecia, nella sua lunga storia culturale si è posto numerose volte, aggredendo il problema da molti e diversi punti di vista, il problema di quale natura sia fatto il nesso che lega le parole alle cose, i suoni delle parole alle qualità percettive
delle cose. …
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