Cappa Benedetta
Benedetta Cappa nacque a Roma, seconda di cinque figli, il 14 agosto 1897 da Innocenzo, ufficiale di carriera, piemontese, e da Amalia Cipoffina, di confessione valdese. Iniziò giovanissima a scrivere poesie e a dipingere. Maestra giardiniera saltuariamente e per breve tempo, creava oggetti didattici per i bambini. Frequentò il corso di perfezionamento per i licenziati delle scuole normali all’università di Roma. Continuava intanto a coltivare la pittura frequentando da allieva lo studio di G. Balla, dove nel 1918 conobbe Filippo Tommaso Marinetti: incontro che fu determinante per l’evoluzione in senso futurista della sua arte. Nel 1920 realizzò, insieme con Marinetti, la “tavola tattile” intitolata Sudan-Parigi (Parigi, coll. priv.), la prima di una serie proposta da Marinetti nel manifesto Il tattilismo, datato 11 genn. 1921 (letto al théâtre de l’Oeuvre a Parigi e all’Esposizione d’arte moderna a Ginevra e pubblicato in Comoedia, gennaio 1921: M. Drudi Gambillo-T. Fiori, Arch. del futurismo, I, Roma 1958, pp. 56-61; Futurismo e futurismi, 1986, pp. 590-592).
Si tratta di “oggetti” costruiti di materiali diversi e di diversa consistenza, tali da stirnolare diverse sensazioni tattili destinate a trasformarsi “in trasmissioni del pensiero”: strumenti, quindi, di attuazione del tattilismo che deve “collaborare indirettamente a perfezionare le comunicazioni spirituali fra gli esseri umani, attraverso l’epidermide”.
Nel 1923 si unì in matrimonio con Marinetti trasferendosi poi a Milano. Ne avrà tre figlie: Vittoria, Ala e Luce. Nel 1924, con il solo nome Benedetta, da allora in poi sempre adottato come nome d’arte sia negli scritti sia nei dipinti, la pubblicò Le forze umane: romanzo astratto con sintesi grafiche.
I manifesti futuristi trovano in Benedetta profonda rispondenza: si ritrovano nel linguaggio di quelle particolari espressioni futuriste nate dall’esigenza di un passaggio rapido dal pensiero alla parola: verbi all’infinito, abolizione nella frase di parti superflue e sintesi del nome e dell’aggettivo.
Il libro fu presentato dallo stesso Marinetti a Parigi, alla Sorbona, nel 1924, con parole di esaltazione per la sua autrice. Allo stesso anno appartiene il quadro Velocità di motoscafoche fu presentato in diverse esposizioni futuriste, in Italia e all’estero oltre che alla Biennale veneziana del 1926, insieme con Rumori di treno notturno. Sempre nel 1924, partecipò a Milano al I congresso nazionale futurista, affermando, nel suo intervento, che il pittore futurista deve sostituire i mezzi tradizionali con complessi plastici, polimaterici, rumoristici, in cui visivamente e tattilmente si rendano percepibili i rapporti fra colori e materia, forme e peso, calore ed emotività .
Nel 1925 si trasferì da Milano a Roma con Marinetti. Seguì quest’ultimo nel maggio-giugno 1926
in una visita ufficiale nel Sud America (Rio de Janeiro, San Paolo del Brasile, Montevideo, Buenos Aires), creando bozzetti e dipinti ispirati a immagini del viaggio.
Nel 1927 partecipò all’Esposizione futurista alla Casa del fascio di Bologna ,vi erano esposti quadri di Balla, Boccioni, F. Azari, F. Depero, G. Dottori, Fillia , I. Pannaggi, E. Prampolini, L. Russolo e R. Vespignani. Nel novembre partecipò alla mostra della galleria Pesaro, a Milano, “Trentaquattro pittori futuristi”, firmando il catalogo con Azari, Fillia e Marinetti.
Con Prampolini collaborò alla scenografia per l’Oceano del cuore, rappresentato a Milano nel 1927, e per I prigionieri e l’amore di Marinetti, rappresentato dalla compagnia Teatro futurista Marinetti, a Milano (teatro Eden, 1926), a Roma (teatro Argentina), a Genova e in altre città d’Italia (novembre-dicembre 1927). Nel 1928-29 alcuni bozzetti scenografici furono tradotti in ceramica nelle botteghe di R. Gatti e M. Ortolani a Faenza. In questo particolare campo sono anche da ricordare i bozzetti creati da Benedetta nel 1931 per Simultanina, divertimento futurista in tredici sintesi, di Marinetti (rappresentato in quell’anno al teatro Verdi di Gorizia e al teatro Verdi di Trieste).
Il 22 sett. 1929 firmò il Manifesto dell’aereopittura futurista (redatto da Marinetti e M. Somenzi), insieme con Balla, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi e Tato (Guglielmo Sansoni): in esso la proporzione del totale superamento dei confini della realtà terrestre si accompagna a un’aspirazione a un “idealismo cosmico”, già tema d’indagine della Cappa. Nel. 1930 con l’opera Ritmi di rocce e mare, partecipò alla Biennale di Venezia, cui fu, presente ancora nel 1932 con sette dipinti, tra cui Prendendo quota a spirale, Lirismo di volo, Deserto e Laghi salati algerini (questi ultimi due comparvero nello stesso anno anche alla mostra di “Aereopittura e pittura religiosa futurista”, nella galleria Ferroni a Roma).
Nel 1931 uscì a Milano, presso le edizioni Morreale, Il viaggio di Gararà: romanzo cosmico per teatro, per il quale F. Casavola compose le musiche. Ezra Pound, che pubblicò una recensione del romanzo, offrì a Benedetta l’incarico di redattore capo per una rivista letterario-artistica dedicata a sole donne, da lui progettata (1930-1934).
Nel 1934 sottoscrisse con Marinetti e i pittori futuristi A. Ambrosi, C. Andreoni, Depero, Dottori, Pippo Oriani, B. Munari, Prampolini, Mino Rosso e Tato, il manifesto futurista La plastica murale, e partecipò alla mostra tenuta a Genova. Nello stesso anno partecipò alla mostra futurista di Amburgo nel palazzo del Kunstverein. Nell’ottobre fu inaugurato il palazzo delle Poste a Palermo, in cui erano esposti (nella sala delle conferenze) cinque pannelli raffiguranti Le comunicazioni terrestri, marine, aeree, telegrafiche, radiofoniche . Collaborò nel 1934 con Mazzotti di Albissola per la realizzazione di ceramiche futuriste. A del 1935 l’ultimo suo libro pubblicato presso Casella a Napoli: Astra e il sottomarino, vita trasognata, un poema romanzato, come lo definisce l’autrice stessa, che descrive il continuo trapasso dalla realtà concreta al sogno di due esseri, trasfigurati nell’amore.
Partecipò alla Biennale di Venezia del 1934, con il quadro Elica-paesaggio in volo e a quella del 1936 con Linee arse di solitudine e Interpretazione mistica di un paesaggio. Prese parte, inoltre alle Quadriennali romane del 1935 con Il monte Tabor, inviato anche alla III Mostra dei Sindacato nazionale fascista di belle arti a Milano (Palazzo dell’arte, 1941), e del 1939 con Aeropittura di un incontro con l’isola. Nel 1936 era anche presente, insieme con Ambrosi e Tato, alla mostra di plastica murale ai Mercati di Traiano a koma con una grande vetrata policroma dal titolo Comunicazioni ferroviarie.
Dopo la scomparsa di Marinetti (1944) si dedicò esclusivamente alla diffusione di opere futuriste. Nel trigesimo della morte pubblicò presso Mondadori un “omaggio” dedicato al poeta ed al suo ultimo poema: Quarto d’ora di poesia, musica di sentimenti (Milano 1945). Nel 1950 collaborò con Christian Zervos alla presentazione ed alla redazione del catalogo della mostra del futurismo a Parigi.
La C. morì a Venezia il 15 maggio 1977.
Molte delle opere della C. sono andate disperse o si trovano in collezioni private soprattutto a Roma, Milano, Parigi. Nella collezione di Luce Marinetti, a Roma, si trova, tra l’altro, Progetto per la città nuova (1937). Altri suoi scritti sono: Necessità delle avanguardie letterarie artistiche, in Artecrazia, VI (1933); Sintesi di vita italiana, in Rassegna nazionale (1937); Il lunedì italiano, ; Necessità delle avanguardie artistiche; Autarchia e risparmio, in Rassegna nazionale, (1938), I futuristi a tavola: sette ricette, Napoli.