Nacqui a La Spezia e, anche se mi allontanai neanche ventenne, forme e immagini presenti nella città rimasero silenziose nella mia memoria. Non si trattava del golfo o degli splendidi dintorni, ma di un qualcosa quasi occultato che permeava le strade e gli edifici. Ricordo sempre con piacere, ancora bambino, le lunghe attese sulle scale delle poste per pagare le bollette di casa. Il tempo correva beato mentre ammiravo le possenti prue di quelle navi o l’avveniristico treno del capolavoro di Fillia che riempiva le pareti. Sovente, gli interni degli antichi palazzi e i rilievi degli edifici pubblici mi riproponevano una simile gradevolezza. Purtroppo, nonostante frequentassi un buon liceo, nessuno ci parlò mai di quell’epoca, tutto sommato gloriosa per la città, compresa tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso. I programmi scolastici terminavano normalmente con la Prima guerra mondiale e qualche nota retorica sui cattivi (i fascisti e i nazisti) e i buoni (i partigiani e gli americani). Eppure, in quegli anni e con la potente flotta navale italiana di base nella città, La Spezia divenne un centro culturale ed artistico che ben poco aveva da invidiare a Genova o a Milano. In particolare, i futuristi ne fecero una delle mete principali per i loro incontri e iniziative, trasformandone le strade e gli edifici e facendo divenire il golfo uno dei soggetti preferiti dell’aeropittura.
Con il nuovo secolo e grazie a una maggiore apertura mentale in Italia sul trentennio fascista, ebbi l’occasione di avvicinarmi alle realizzazioni artistiche più nascoste in quel periodo. Iniziai con Ezra Pound, che mi sorprese per la sua modernità e, man mano, scoprì il Futurismo. Da quel momento intrapresi un lungo percorso che mi portò a declamare Parole in Libertà in hotels, locali e teatri, a dare conferenze, a dirigere progetti futuristi con il supporto della Regione Liguria e a realizzare spettacoli e cene futuriste insieme a Myriam Elorza (mia moglie). Allo stesso tempo ho continuato a raccogliere foto, riproduzioni, biografie e ogni altra informazione utile sul movimento futurista, anche grazie alla scoperta dei Libroni de Marinetti, rinvenuti a suo tempo da un previdente militare americano e conservati da un’università nordamericana.
Dopo quasi vent’anni di studio e riflessione sono giunto alla conclusione che la modernità del Futurismo risiede nel “metodo”. Loro ci parlano sempre (con dipinti, poesie, sculture, musica, etc…) della realtà che vivono e con la quale interagiscono. Non ne fuggono rifugiandosi nell’intimismo o in facili idealismi. I futuristi affrontano direttamente il mondo nei suoi continui cambiamenti, non disdegnando la lotta e le innovazioni.
Scrivendo e creando anch’io, mi sento particolarmente vicino all’ammirevole e sovente disdegnata opera dei Futuristi. Idealmente mi considero anch’io futurista e con la motivazione di offrire un tributo a questi grandi artisti scomparsi, ho realizzato il portale www.futurismo.org.
Consta di oltre 250 pagine di artisti futuristi complete di biografia e riproduzioni delle loro opere. Troverete, inoltre, una buona parte dei Manifesti pubblicati dai futuristi e diversi documenti di interesse.
Assumo la piena responsabilità di inclusioni a volte dubbiose che dipendono, oltre che dalla mia personale percezione, dalle distinte epoche vissute dal singolo artista.
Angelo Cacciola Donati
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