Poetica futurista
Riccardo Campa, La poetica del Futurismo. Oltre i confini dell’arte, Università Jagellonica di Cracovia, 2015
Agli albori del Novecento, il movimento futurista italiano si presenta al mondo armato di un programma tanto radicale quanto provocatorio: spazzare via tutto il vecchiume per fare spazio al genio creativo delle nuove generazioni. Filippo Tommaso Marinetti, poeta e fondatore del movimento, include nel vecchiume anche la filosofia, vista come sterile discussione accademica, antitesi dell’azione, residuo ammuffito del passato par excellence. Senza troppi giri di parole, afferma che il Futurismo «è un movimento anti- culturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velo- cizzatori»1. I futuristi sono dunque convinti di allontanarsi dalla filosofia, nel momento stesso in cui liberano la propria immaginazione e affidano al verso poetico e ad altre espressioni artistiche le proprie intuizioni. …
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