Onomatopee astratte e sensibilità numerica

Onomatopee astratte e sensibilità numerica

Onomatopee astratte e sensibilità numerica, 1 aprile 1914

Il nostro amore crescente per la materia, la volontà di penetrarla e di conoscere le sue vibrazioni, la simpatia fisica che ci lega ai motori, ci spingono all’USO DELL’ONOMATOPEA.

Il rumore, essendo il risultato dello strofinamento o dell’urto di solidi, liquidi o gas in velocità, l’onomatopea, che riproduce il rumore, è necessariamente uno degli elementi più dinamici della poesia. Come tale l’onomatopea può sostituire il verbo all’infinito, specialmente se viene opposta ad una o più altre onomatopee. (Es. : la onomatopea tatatata delle mitragliatrici, opposta all’urrrrraaaah dei Turchi, nel finale del capitolo « ponte », nel mio poema ZANG TUMB TUMB).

La brevità delle onomatopee permette in questo caso di dare degli agilissimi intrecci di ritmi diversi. Questi perderebbero parte della loro velocità se fossero espressi più astrattamente, con maggior sviluppo, cioè senza il tramite delle onomatopee. Vi sono diversi tipi di onomatopee:

  1. a) ONOMATOPEA DIRETTA IMITATIVA ELEMENTARE REALISTICA, che serve ad arricchire di realtà brutale il lirismo, e gl’ impedisce di diventare troppo astratto o troppo artistico. (Es. : pic, pac, pum, fucileria). Nelle mie parole in libertà intitolate « contrabbando di guerra », l’onomatopea stridente ssiiiiiii dà il fischio di un rimorchiatore sulla Mosa ed è seguita dall’onomatopea velata ffiiiiii fiiiiiii, eco dell’altra riva. Le due onomatopee mi hanno evitato di descrivere la larghezza del fiume, che viene così definita dal contrasto delle due consonanti s ed f.
  2. b) ONOMATOPEA INDIRETTA COMPLESSA E ANALOGICA. Es. : nel mio poema « dune » l’onomatopea dum-dum-dum-dum esprime il rumore rotativo del sole africano e il peso arancione del cielo, creando un rapporto tra sensazioni di peso, calore, colore, odore e rumore. Altro esempio : l’onomatopea stridionla stridionla stridionlaire che si ripete nel primo canto del mio poema epico LA CONQUETE DES ETOILES forma un’analogia fra lo stridore di grandi spade e l’agitarsi rabbioso delle onde, prima di una grande battaglia di acque in tempesta.
  3. c) ONOMATOPEA ASTRATTA, espressione rumorosa e incosciente dei moti più complessi e misteriosi della nostra sensibilità. (Es. : nel mio poema « DUNE », l’onomatopea astratta ran ran ran non corrisponde a nessun rumore della natura o del macchinismo, ma esprime uno stato d’animo).
  4. d) ACCORDO ONOMATOPEICO PSICHICO, cioè fusione di 2 o 3 onomatopee astratte.

L’amore della precisione e della brevità essenziale mi ha dato naturalmente il gusto dei numeri, che vivono e respirano sulla carta come esseri vivi nella nostra nuova SENSIBILITÀ’ NUMERICA. Es. : invece di dire, come qualsiasi scrittore tradizionale : « un vasto e profondo rintocco di campana » (notazione imprecisa e perciò inefficace), oppure, come un contadino intelligente : « questa campana si può udire dal villaggio tale o tal’altro », (notazione più precisa ed efficace), io afferro con precisione intuitiva la potenza del rimbombo, e ne determino l’ampiezza, dicendo : « campana rintocco ampiezza 20 kmq. ». Io do così tutto un orizzonte vibrante e una quantità di esseri lontani che tendono l’orecchio al medesimo suono di campana. Esco dall’impreciso, dal banale, c m’impadronisco della realtà con un atto volitivo che soggioga e deforma originalmente la vibrazione stessa del metallo.

I segni matematici + — x = servono a ottenere delle meravigliose sintesi e concorrono colla loro semplicità astratta d’ingranaggi anonimi a dare lo splendore geometrico e meccanico. Per esempio, sarebbe stata necessaria almeno una intera pagina di descrizione per dare questo vastissimo e complicato orizzonte di battaglia, che ha trovato invece questa equazione lirica definitiva : « orizzonte = trivello acutissimo del sole + 5 ombre triangolari (1 km. di lato) + 3 losanghe di luce rosea + 5 frammenti di colline + 30 colonne di fumo + 23 vampe ».

Io impiego l’x, per indicare le soste interrogative del pensiero. Elimino così il punto interrogativo, che localizzava troppo arbitrariamente su un punto solo della coscienza la sua atmosfera di dubitazione. Coll’x matematico, la sospensione dubitativa si spande ad un tratto sull’intera agglomerazione di parole in libertà.

Sempre intuitivamente, io introduco tra le parole in libertà dei numeri che non hanno significato nè valore diretto, ma che (indirizzandosi fonicamente e otticamente alla sensibilità numerica) esprimono le varie intensità trascendentali della materia e le rispondenze incontrollabili della sensibilità.

Io creo dei veri teoremi o delle equazioni liriche, introducendo dei numeri intuitivamente scelti e disposti nel centro stesso di una parola con una certa quantità di + — x = , io do gli spessori, il rilievo, i volumi delle cose che la parola deve esprimere. La disposizione + — + — + — x serve a dare, per es., i cambiamenti e l’acceleramento di velocità di un automobile. La disposizione + + + + + serve a dare l’affastellamento di sensazioni eguali (Es. : « odore fecale della dissenteria + puzzo melato dei sudori della peste + tanfo ammoniacale ecc., nel « treno di soldati ammalati » del mio ZANG TUMB TUMB).


F.T. Marinetti. Onomatopee astratte e sensibilità numerica, 1 aprile 1914