Masnata Pino
Stradella 1901 – 1968, è stato un poeta e commediografo italiano.
Masnata si associò al secondo futurismo, anche se si definisce un futurista a tutti gli effetti, Masnata non spinge mai la sua contestazione al rifiuto assoluto della tradizione letteraria perché è convinto che l’originalità non vada espressa necessariamente nel contenuto ma soprattutto nella forma e così rimane attaccato a temi quali l’amore, il tradimento, la città e la natura ma anche gioia per la paternità, la politica e la medicina.
Il 1919 è un anno di importanti avvenimenti: si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia nell’Ateneo di Pavia in cui si laureerà a pieni voti il 25 novembre 1925 e conosce Filippo Tommaso Marinetti e Paolo Buzzi in Corso Venezia 61 a Milano.
Pino Masnata inizia la sua attività letteraria molto giovane. Risale al febbraio del 1920 la pubblicazione di Tocca a me! Azione visionica futurista, lavoro preceduto da una lettera a Marinetti, Settimelli e Corra (i fondatori del Teatro futurista sintetico) che gli permette di entrare nell’ambiente culturale futurista. In questo breve lavoro spiega le norme della narrazione visionica, codificate a distanza di pochi mesi nel Manifesto del teatro visionico: «creare il personaggio», «creare la scena variabilissima», «non curarsi che il pubblico comprenda il limite tra il reale, l’irreale, il pensiero e l’azione», «deformare e compenetrare, ove occorra, i tempi, la scena, le azioni, i personaggi». Le parti più importanti, ovvero le “visioni” vengono raccontate con la tecnica del verso libero dal “creante” senza rispettare l’ordine cronologico degli eventi ma seguendo il rapido fluire dei ricordi. In questo modo di fare teatro diviene dunque centrale la visualizzazione dei pensieri: il protagonista racconta gli eventi trasfigurati dalla mediazione dell’io e dalle emozioni che la realtà suscita su di esso. Il Manifesto del teatro visionico è l’opera con cui Masnata entra nel futurismo grazie all’interesse mostratogli da Marinetti.
Nel 1927, durante il servizio militare, scrive La moglie infedele, Colori di laboratorio e Francesca da Rimini, tre opere che seguono i principi del teatro visionico che verranno pubblicate nel volume Anime sceneggiate nel 1930. Tornato dal servizio militare, infatti, viene nominato assistente volontario universitario presso la Clinica Chirurgica della R. Università di Milano per l’anno accademico 1927-1928.
Nel 1931 inizia la collaborazione con il musicista Carmine Guarino. I giornali italiani pubblicheranno numerosi articoli riguardanti la prima radiopera italiana Tum-Tum Ninna Nanna (Il cuore di Wanda) che fu rappresentata il 20 dicembre 1931 e di cui il Radiocorriere pubblicherà il libretto.
Nel 1935 viene pubblicato il volume Canti fascisti della metropoli verde, esempio di aeropoesia. La prima parte del volume comprende poemi paroliberi, la seconda parte (La metropoli verde) contiene poemi che rispondono tutti al problema della ricerca di un linguaggio moderno. Nello stesso anno si arruola volontario nelle file della Divisione 28 Ottobre con il grado di Ufficiale medico e parte con Marinetti per l’Africa Orientale Italiana. Là ricoprirà il ruolo, oltre che di medico, di segretario di Marinetti (che gli detterà il Poema Africano). Tornato dall’Africa partecipa al concorso per «gli affari del primo porto mediterraneo» di Genova, arrivando secondo.
Il 1938 è un anno fortunato anche per la sfera privata. Infatti, sposa Nicelli Isabella che qualche mese dopo rimarrà incinta e ispirandogli il libretto Isabella diventa una mamma, rimasto inedito fino al 1961. Nel 1939 nasce la figlia Alessandra.
Il 5 luglio del 1941 la Compagnia del Teatro Minore mette in scena Colori di laboratorio al Palazzo d’Arte della Triennale di Milano. Il regista, Ricciotto Tassi, «volle carta libera da me come regia. Quale disastro! Tutto lo sforzo da me fatto affinché non si comprendesse cosa fosse reale e cosa fosse pensiero venne da lui annullato. Quello stesso anno scrive 8 Sintesi radiofoniche edite da “Autori e Scrittori”: Il bambino, Fox trot, Rosa rosso, L’aviatrice, Gaby Angelini, Uno schiaffo, Ricerca sperimentale, Beethoven, Il fischio; nessuna di queste opere è stata mai trasmessa.
Nel 1942 viene inviato in qualità di Capitano medico a dirigere il reparto di Chirurgia dell’Ospedale Italiano di riserva n. 3 a Stalino in Russia, dove arriverà anche Edda Ciano come crocerossina. Si rifiuterà di lasciare i 3000 pazienti al momento della ritirata, intimata dai tedeschi, e riuscirà a farsi arrivare un treno per trasportare i malati fino in patria attraversando un paese distrutto e assediato dai nemici. Tornato in Italia, lavora all’Ospedale Militare organizzato presso l’Almo Collegio Borromeo di Pavia.
Il 26 settembre del 1944 è testimone oculare del bombardamento sul Ponte Vecchio di Pavia e l’anno dopo piangerà la morte del suo maestro Marinetti, che per anni seguì «con cervello di discepolo ma con cuore di figlio» e quella di suo padre scrivendo un’elegia toccante per entrambi.
Alla perdita delle due persone più influenti nella sua vita, si aggiunge nel 1946 la tragedia della morte della figlia Alessandra portata via della difterite. Gli sarà di conforto l’amico Paolo Buzzi che scriverà per la bambina una lirica dal titolo Tocco d’arpa. L’anno successivo nascerà il figlio Roberto ma il poeta comincerà una lunga pausa artistica dettata dalle tre gravissime perdite affettive. Impossibilitato a trovare lavoro, inizia a lavorare come direttore della Clinica Casa di Salute a Stradella lasciatagli dal padre.
Nel 1950, nella sua casa di Milano in via Fatebenefratelli 14, viene fondato il “Centro Internazionale di studi sul futurismo” che per varie difficoltà sarà operativo solo negli anni sessanta.
Tra le delusioni sia affettive che lavorative, Masnata continua i suoi studi di ricerca visuale ed arriva a pubblicare nel 1961 i Poemi Grafici. L’anno successivo a Milano avviene la presentazione al pubblico di Poemi Grafici. Dal 1962 al 1965 lavora intensamente su un saggio sulla poesia visiva per il quale trova importante materiale nelle case degli amici futuristi Gino Soggetti e Angelo Rognoni. Il testo verrà pubblicato postumo nel 1984 con la prefazione di Mario Verdone, il più illustre tra gli studiosi del futurismo.
È del 1967 un ultimo Corpo di Poesia a tre dimensioni con il titolo Inno alla velocità, realizzato in cartone, un «bozzetto per una costruzione in materiale trasparente da realizzare all’ingresso di una autostrada» (da Nota a Inno alla Velocità, collezione privata), prima che il 22 ottobre del 1968 sopraggiunga la morte nella sua casa di Stradella.